Visitatio Aplica del 1460
Il giorno 10 Ottobre del 1460 la Parrocchia di Garlasco veniva visitata, a nome del Papa (visitatio apostolica), da cui dipendeva ecclesiasticamente, allora, il territorio di Garlasco di Lomellina.
Il Visitatore, con questo suo delicato incarico, quel giorno si presentò alla porta della chiesa di Santa Maria “intra muros” accolto dal Rettore e Parroco don Andrea Guazzoni e probabilmente da un folto gruppo di fedeli. Il verbale di quella visita, agli atti della Curia Vescovile di Pavia, ci permette di conoscere, seppur sommariamente, la fisionomia della parrocchia d’allora.
Il Visitatore, com’era uso e non avendone l’obbligo, non rileva gli aspetti architettonici né gli stili, così come non segnala le opere d’arte ma registra solo che alla chiesa di S.ta Maria è stata unita quella extramurana dedicata a S. Pietro, dove si esercitava il ministero ora trasferito, per comodità dei parrocchiani, nella stessa S.ta Maria intra muros. Ciò constatato chiese al Parroco le credenziali, cioè i titoli d’ordinazione sino al Presbiteriato, quello di nomina e di immissione nel possesso della Parrocchia mentre don Andrea glieli sfoderò uno ad uno. Seguì l’interrogazione per conoscere se la chiesa avesse “consericati e cappellanie” ed il Parroco gli rispose che la chiesa, purtroppo, aveva un solo “chiericato” intestatario del quale è il presbitero don Abbondio Gualla, garlaschese, il quale, peraltro, essendo prevosto della parrocchia di S. Giovanni in Borgo a Pavia, aveva lasciato a lui l’incombenza di celebrare, due volte alla settimana, dietro compenso di sette sacchi di segale. Poi il Parrocco s’affrettò subito ad assicurare che sarebbe stata sua premura di consegnare all’abate del Monastero di San Salvatore di Pavia circa dieci sacchi di segale e di frumento quale corrispettivo del diritto di nomina del patronato locale.
L’interrogatorio proseguì, com’era d’uso in quelle situazioni, con rito incalzante.
“Qual è il reddito della chiesa di S.ta Maria dopo l’unione con la chiesa di S. Pietro < style="mso-spacerun:yes"> >?”
“E’ di 25 fiorini.” Rispose il Parroco
“Reddito che risulta dalle proprietà della chiesa medesima, come Vossignoria Illustrissima può constatare, e in parte dalla sistematica decima che viene elargita alla chiesa dalla Comunità garlaschese, precisamente sette sacchi di segale e quattordici brente di vino.”
“Quanti casamenti possiede la Parrocchia nel territorio di sua giurisdizione?”
Alla richiesta il Parroco risultò un poco titubante. Non aveva un vero e prorpio inventario dei beni patrimoniali ed allora arrischiò ad indovinare pensando che il Visitatore non avrebbe chiesto la comprovante documentazione:
“Circa cento caseggiati, forse qualcuno in più, per effetto dell’ultimo lascito che, come vede, stavo per l’appunto registrando in questi giorni.”
Dopo altre relazioni ed assicurazioni relative alla salvaguardia delle sostanze patrimoniali, l’interrogatorio passò alla fase più delicata ed appropriata, la cura delle anime.
“Tutti i suoi parrocchiani si confessano e ricevono l’Eucarestia secondo le prescrizioni della Chiesa?”
“Quasi tutti, eccezion fatta per pochi che, né si confessano e di conseguenza non si comunicano.”
“E’ necessario ammonirli.”
Rispose con fare severo il Visitatore.
“Se questi, pochi come dice lei, poi dovessero persistere nel loro atteggiamento negativo, non li ammetta più né in chiesa né al camposanto. Intesi?”
Il tono, viepiù, non ammetteva deroghe.
Quando il Parroco pensava che l’interrogatorio volgesse alla fine il Visitatore riprese:
“Ci sono usurai, concubini, eretici o qualcuno che ha la fama d’essere tale?”
Senza tentennamenti e con piglio sicuro don Guazzoni rispose prontamente:
“Non c’è alcun dubbio. Ormai a Garlasco non si parla d’altro che di Angelino Strada che è concubino e che tiene con sé Andriola …….., pur essendo, lo Strada, di già sposato.”
“Scriva a costui, caro Prevosto, e gli dica che se entro nove giorni dalla data della sua lettera non manderà a casa la donna, la scomunica non gliela leverà nemmeno il Padre eterno.”
A risolvere la questione arrivò, circa un anno dopo, la morte di Andriola, con grande sollievo del Parroco e con ugual dolore e dispiacere di Angelino al quale, però, nel frattempo, la scomunica non era stata ancora comminata grazie alla bontà del suo Rettore e Parroco.
Cenni da "Garlasco e la sua Parrocchia" dell indimenticato maestro GIACOMO RE.
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