venerdì 19 novembre 2010

Oratorio


ORATORIO OGGI - “L’ORATORIO DELLA DOMENICA” e non solo…


Finalità del progetto e linee guida.

È il tentativo di offrire ai bambini e ai ragazzi ciò che nessuno offre più: uno spazio e un tempo di libertà in cui poter fare dei giochi e delle attività spontanee, pensate e organizzate da loro, un luogo di incontro e confronto con i coetanei, vigilato e accogliente.

Fare in modo che bambini, pre-adolescenti e adolescenti possano riconoscere nell’Oratorio

un luogo di riferimento e di educazione umana e cristiana. I bambini hanno bisogno di ambienti strutturati in cui apprendere delle abilità (motorie, intellettuali, linguistiche), nulla da eccepire quindi sul fatto che frequentino le palestre, coltivino la musica e imparino le lingue; devono però poter fare anche altri tipi di esperienze(essenziali per la loro crescita!), non programmate nei dettagli dagli adulti. Certamente hanno bisogno di sentirsi amati e guidati dai genitori, di trovare a casa e a scuola dei modelli di riferimento da imitare, hanno però anche bisogno di spazi di libertà in cui poter fare dei giochi e delle attività spontanee, pensate e organizzate da loro.

Ciò è possibile se si rispettano i loro ritmi di crescita e i loro tempi; ritmi e tempi che nei bambini sono più vicini a quelli della natura che a quelli delle tecnologie.

LE POTENZIALITÀ DEL GIOCO.

Quando non si sentono costretti all’interno di un programma o imprigionati in rigide tabelle di

marcia, possono dare più spazio alla fantasia.

Il gioco spontaneo ha delle potenzialità peculiari che non ritroviamo nelle attività strutturate (sia pur valide) proposte dagli adulti. Una delle potenzialità del gioco spontaneo è,per esempio, quella di liberare gli spazi mentali e fisici consentendo ai bambini di recuperare, di curare piccole ferite psicologiche, di trovare sul piano della fantasia (giochi simbolici) adattamenti e soluzioni che nel mondo reale non sono raggiungibili.

Un’altra potenzialità riguarda il poter esplorare il mondo da diverse angolature, senza l’urgenza creata da un programma da eseguire correttamente seguendo una direzione prestabilita. I bambini che giocano sperimentano vari ruoli a seconda di quelle che sono le esigenze del momento.

«Facendo finta di...» non attribuiscono a un insuccesso un valore assoluto.

Bisogna saper cogliere le valenze nascoste dei diversi giochi. Giochi spontanei, apparentemente privi di obiettivi, come correre, saltare, tirar calci al pallone o lanciarlo nel canestro non sono soltanto fonte di divertimento, consentono anche di esprimere la propria singolarità, di acquisire sicurezza, coraggio, autocontrollo. Servono anche per posizionarsi socialmente, per ottenere, una capacità comunicativa basata sulla reciprocità.

IL GRUPPO DEI PARI.

Incontrare altri bambini, senza che ciò risponda a una programmazione e al di fuori dello stretto controllo degli adulti è un’esigenza dei bambini stessi.

I ragazzi sperimentano due forme di socializzazione molto diverse. I rapporti con gli adulti sono caratterizzati da reciprocità “complimentosa”. Tra bambini è invece la reciprocità “simmetrica”, dove tutti sono ugualmente liberi quando affrontano delle controversie tra loro, e sono costretti a fare delle concessioni e a cooperare perché nessuno può reclamare l’autorità finale.

Entrambe le forme di socializzazione sono importanti. Quelle tra ragazzi alimentano il pensiero creativo, la sensibilità sociale e l’autonomia di giudizio. All’interno del gruppo, ad esempio, essi imparano come fare amicizia, come mantenerla o romperla, come fare la pace dopo avere litigato, l’arte della trattativa e la capacità di risolvere i conflitti. Solo i coetanei possono insegnare queste abilità, grazie al sentimento di uguaglianza che li accomuna. I bambini imparano a evitare l’isolamento e il rifiuto confrontandosi da soli con i compagni, senza l’interferenza degli adulti. I bambini hanno anche bisogno di spazi – fisici e mentali – dove possano muoversi seguendo i propri tempi, ritmi e inclinazioni e incontrarsi tra loro. Riempire tutti gli spazi con delle attività strutturate non è né “necessario”, ma lo è ancor meno riempire il tempo libero dei bambini con interminabili sedute quotidiane, dentro casa, di fronte allo schermo televisivo.

Con la consapevolezza che l’oratorio è solo una tra le tante proposte educative…

P.S. sul prossimo nr. parleremo dell’aspetto spirituale e dell’organizzazione. d. Moreno

domenica 14 novembre 2010

Cresima



S. CRESIMA 2010: I NOSTRI RAGAZZI CONFERMATI NELLA FEDE.

Sabato 9 ottobre scorso, alle ore 16, nella Chiesa parrocchiale B.V. Assunta, 47 ragazzi di 2°media e un giovane futuro sposo hanno ricevuto la Santa Cresima durante la solenne celebrazione presieduta dal nostro Vescovo.

I cresimandi, accompagnati dai rispettivi padrini, madrine, genitori, parenti, amici e preparati con instancabile pazienza da don Moreno, don Angelo e dai catechisti, hanno partecipato emozionati, cantando con slancio e gioia. S.E. Mons. Vescovo ha loro ricordato, durante l'omelia, l'importanza e il significato del Sacramento che si apprestavano a ricevere: non più bambini ma ragazzi consapevoli, attenti, intelligenti, studiosi, in costante crescita nel loro cammino di fede. Ha sottolineato come la S. Cresima o Confermazione sia considerata, purtroppo da molti, un capolinea dopo il quale anche la S. Messa domenicale diventa un noioso obbligo da assolvere. Questo Sacramento, invece, deve essere un punto fondamentale di partenza per tutti i cresimati che, rigenerati dallo Spirito, diventano a loro volta fonte di freschezza nuova, di fede viva per e con il prossimo. Egli ha auspicato che tra i giovani possano crescere sacerdoti, suore, missionari oppure padri e madri di nuove famiglie cristiane; si è rivolto così anche ai genitori e, ben consapevole delle loro difficoltà quotidiane, li ha esortati ad essere forti e adulti nella fede, ricordando a tutti i presenti che il nostro "sì" a Dio deve essere totale ed incondizionato. Dopo l'invocazione allo Spirito Santo e l'imposizione delle mani da parte del Vescovo sui cresimandi, un silenzio carico di emozione ha contagiato i presenti, mentre le madrine e i padrini accompagnavano i ragazzi ordinatamente in fila davanti a Mons. Vescovo per la Crismazione. A fine celebrazione, la foto di gruppo e l'inevitabile, gioiosa confusione a coronamento di una giornata "speciale" non devono farci dimenticare che in questa società, spesso arida e crudele, abbiamo bisogno di lasciarci trasportare dal vento dello Spirito, illuminare dal sole di Dio e fecondare dalla pioggia della Parola (Isaia 55,10-11).

Solo così riceveremo dallo Spirito Santo la forza per continuare ad essere, ogni giorno, testimoni coraggiosi.

(M. Grazia)

Festa della famiglia


FESTA DELLA FAMIGLIA

e ANNIVERSARI DI MATRIMONI

Sicuramente la famiglia è la culla dei sogni di Dio. Dio stesso ha la sua famiglia nella Trinità. Il 17 ottobre un folto numero di noi famiglie garlaschesi si è ritrovato in chiesa parrocchiale a rinnovare davanti a Dio e alla comunità la propria adesione a questo “sogno di Dio”. La Messa degli anniversari di matrimonio, meglio intitolata della “Festa della Famiglia”, ha avuto un’apertura toccante con una riflessione sull’amore che da acerbo può diventare amore per sempre. E noi eravamo lì a testimoniarlo, chi con 10, chi con 20, 25, …. Fino a 50 anni di matrimonio. E quanta vita, quante storie, quanti avvenimento gioiosi, dolorosi, ma anche semplicemente quotidiani portava dentro di sé ciascuna di noi coppie! C’era veramente un qualcosa, o meglio, Qualcuno che ci rendeva partecipi, sereni, rincuorati, gioiosi di dire ancora il nostro sì al nostro coniuge. E secondo me i bambini, i ragazzi, i nostri figli, frutto dell’amore nelle nostre famiglie lì presenti, hanno respirato la bellezza della famiglia, come luogo dove attingere la forza, il coraggio e la testardaggine di portare avanti scelte per la vita, come appunto il matrimonio richiede. Don Angelo nell’omelia ha sottolineato che anche la comunità parrocchiale è una grande famiglia di famiglie, senza le quali la parrocchia non esisterebbe. Ogni momento della celebrazione è stato improntato alla riflessione e al vissuto di questo sacramento impegnativo, talvolta difficile, ma costruttivo che è il matrimonio. Momenti significativi sono stati l’omelia, il rinnovo delle promesse matrimoniali, lo scambio degli anelli, l’offertorio, la toccante Ave Maria e i canti della corale S. Cecilia.

Certo la regia sapiente e coinvolgente dei nostri sacerdoti e dei loro collaboratori, ma soprattutto dello Spirito Santo, ci ha toccato a tal punto da sentirci lì, davvero, un’unica grande famiglia. Cosa augurarci allora? Di continuare a credere e a investire nel valore innegabile della famiglia, sulla quale la comunità parrocchiale si deve appoggiare come quella casa fondata sulla roccia che il Vangelo ci presenta, e nessun vento, né lieve, né potente, ci farà desistere dal camminare verso la meta. Claudia ed Enzo